La Postumia

Pubblicato giorno 6 novembre 2021 - Storia

 

La vecchia Postumia

“Postumia” era chiamata comunemente un tempo la zona in cui è sorta la Parrocchia del Pozzetto, in riferimento all’antica strada romana che attraversa tutto il suo territorio. La Postumia è stata sempre una realtà viva, anche quando apparteneva alta Parrocchia del Duomo di Cittadella. Ne danno testimonianza la vivacità non solo della gente, ma anche la partecipazione attiva alla vita della Parrocchia, tanto da lasciare un’impronta molto forte soprattutto nei gruppi associativi, nella vita del Patronato e nelle numerose vocazioni missionarie e religiose diffuse nel mondo. Anche gli Arcipreti che si sono succeduti hanno sempre conservato un rapporto particolarmente vivo con le famiglie e con tutta la comunità.

Storia, cultura, arte, società

Percorro la strada statale 47 “della Valsugana”. A poco più di un chilometro a nord di Cittadella giungo in località Pozzetto, una delle otto frazioni della città.

Mi fermo a visitare la chiesa, molto bella nelle sue strutture moderne. L’edificio si trova all’incrocio di due strade fiancheggiate da un tessuto edilizio anonimo e discontinuo. Alla banalità di questo fondo neutro la costruzione sacra oppone una semplice chiarissima volumetria, che rievoca il valore di “inserto eccezionale”, proprio dell’architettura medioevale. L’elementare schema circolare del corpo basamentale è arricchito verso l’alto da una articolazione di corpi emergenti che si scopre muovendosi intorno alla chiesa. Le ampie continue finestrature del corpo terreno rivelano la loro funzione, che è quella di captare la luce controllandone l’effetto, misurandone il flusso. Così l’edificio, serrato in basso, a dare un senso di isolamento e di unità, a rappresentare la coesione della comunità dei fedeli, si apre in alto in una serie di larghe vele che anche all’esterno acquistano una vibrazione di luce. Intorno alla chiesa si stende un ampio spazio cittadino con i suoi percorsi, che si inseriscono naturalmente l’uno nell’altro, come le vicende della vita quotidiana, con le sue zone di sosta, nelle quali sono possibili incontri e colloqui con gli altri, ma soprattutto con se stessi, con la realtà umana che ciascuno reca nel proprio intimo. Dinanzi passa la Postumia, una delle più importanti strade della romanità. Quante immagini scorrono nella mia memoria osservando quella antica via consolare.frazione di Pozzetto di Cittadella

Lungo l’antica strada romana Postumia si incontra la frazione di Pozzetto di Cittadella

Oltre duemila anni di storia: arte, uomini, eventi: infinite memorie di vita lungo una strada che è alle “radici dell’Europa”. Penso al suo percorso e al significato di vettore di civiltà e di cultura. Mi rendo conto del carattere di • stimolo che essa ebbe non solo sotto l’aspetto economico ma anche cultura-le e di civilizzazione, come ogni via di comunicazione assume per il territorio che attraversa. I romani furono maestri nel tracciare le grandi arterie di comunicazione. La Postumia fu fatta costruire, almeno in parte, dal console Spurio Postumio Albino, del quale prende il nome, nel 148 a.C., congiungendo Genova, sul mar Ligure, con Aquileia sull’Adriatico, la quarta città dell’impero dopo Roma, Milano e Capua. Nel periodo della sua maggior espansione, la città raggiungeva una popolazione stabile che oltrepassava i duecentomila abitanti, escludendo la popolazione di passaggio, soprattutto mercanti che qui con-fluivano numerosissimi, essendo Aquileia uno dei più celebrati empori del mondo. Lungo il suo percorso la strada toccava successivamente Serravalle Scrivia, Tortona, Voghera, Piacenza, Cremona, Verona, Vicenza, Oderzo e Concordia Sagittaria. Ma anche centri medio piccoli con funzione di aggregazione e di centri di servizi per vaste porzioni di territorio, situati su incroci del sistema viario acquistavano grande importanza per i traffici di merci e di persone. Come poteva essere in quel tempo, la località di Pozzetto, dove si incrociavano il decumano massimo, appunto la Postumia, e il cardo massimo, l’attuale strada Valsugana.

Osservando dal sagrato della chiesa la via Postumia, mi appare evidente la funzione da essa svolta nella formazione della romanità. Andando con la memoria lungo il suo sviluppo storico, mi appaiono, come fotogrammi visti al rallentatore, i bronzetti, i vetri, le chiavi, i coltelli, le seghe, gli aghi da rete, le cesoie, punte di lance, i raschiatoi, le fibule in bronzo, gli spilli, gli strumenti chirurgici e per dentisti, le armi di vario tipo, le serie complete di pesi romani in pietra, e altri utensili piccoli e grandi, testimonianza minuta ma interessante della vita quotidiana di un’antica civiltà. Scopro che le brevi apparizioni mi danno, sia pure a grandi linee, la storia delle antiche regioni attraversate da questa importante via consolare. Passo idealmente in rassegna i musei che custodiscono i tesori appartenuti ai Liguri, agli Insubri, ai Cenomani, ai Veneti. Ecco la splendida statuetta di Zeus, del museo civico di Padova; le incredibili gemme incise del museo archeologico di Aquileia, e il velo delle api sempre di Aquileia; le statue femminili panneggiate del museo archeologico di Vicenza; un frammento di testa in terracotta del museo civico di Cremona. Sensazioni stimolanti si accavallano, si incrociano nella mia mente. Certo che ne conta di anni quella strada che mi è di fronte, ma che importa stabilirne quanti. Di lì è passata la civiltà. Con la mente ho strappato alla strada l’essenza del suo passato, le tappe della sua storia. E ne sono affascinato. Mi muovo con piacere in questa piazza, sotto un sole che sento molto caldo. Adesso ogni aspetto di questa contrada mi suggestiona, mi trattiene. Vedo il Pozzetto, la parrocchia del SS. Redentore con altri occhi.

Oscar Brotto