Rebellato: Fr. Emilio, P. Dino, Sr. Flora

Pubblicato giorno 7 febbraio 2021 - Missioni, Vocazione

clip_image002Provenivano da una famiglia profondamente cristiana e di solidi lavoratori (c’erano religiosi sia da parte della mamma Cristina Gobbo, come da parte del papa Giovanni). Hanno passato un breve periodo della loro vita nella nostra “futura parrocchia”, ed in questa fase nacque Fr. Emilio nel 1928.

Scrisse: “Quanto alla mia vocazione, credo che più di tutto abbia influito la mia mamma che aveva più fede di me”. Il 10 aprile 1954, arrivò in Noviziato a Gozzano in provincia di Novara dove c’era anche una stalla con alcune mucche che fornivano il latte per l’ottantina di novizi, tra aspiranti fratelli e aspiranti sacerdoti. Ma bisognava accudirle. Inoltre c’erano i conigli e le galline per la carne e le uova. “Tu sei l’unico competente in materia – gli disse il Maestro notando le mani callose di Emilio. – Finora avevamo un vecchietto, reduce della prima guerra mondiale, ma ormai non ce la fa più. Potresti interessati delle mucche”. “Se così desidera, per me va bene”. Emilio un giorno disse: “Ho lasciato il mio paese perché ero stufo di stare dietro alle vacche. Ed ora ecco che mi hanno mandato ancora con loro!”.

II 7 ottobre 1956 Emilio emise la professione con i Voti di povertà, castità e obbedienza. Nel 1958, poté salpare da Napoli per il Brasile. La gente guardava quel missionario che, per amore dei suoi fratelli, faceva quell’umile mestiere, e si commuoveva e apprendeva il precetto evangelico dell’amore fraterno senza bisogno di prediche. E i pomodori crescevano grossi, rossi, nutrienti. Così le carote, le patate, i fagioli, l’insalata, i cavoli… “Ero anche felice – scrisse fr. Emilio – perché mi sentivo utile e quasi necessario in quel campo difficile. I confratelli erano contenti e mi appoggiavano, perché la verdura non esisteva dato il gran calore e la pioggia che cadeva solo per quattro mesi l’anno.

Ma c’erano anche i lavori di muratura che urgevano perché Balsas stava costruendo il seminario, poi c’era la cattedrale, l’episcopio, il collegio… Emilio divenne muratore anche se, in questo settore, non poté mai essere protagonista perché mancava di esperienza, tuttavia la buona volontà e il desiderio di fare non gli vennero mai meno, come non gli mancavano i sorrisetti quando gli operai dovevano rifare ciò che lui aveva appena terminato. Passava giornate intere alla macchina dei mattoni e delle tegole e intanto il seminario cresceva. “Anch’io ebbi la possibilità di insegnare il catechismo a quella brava gente che mi ascoltava attenta e devota. Ho capito che, far conoscere il Signore e la Madonna a chi ha voglia di ascoltare, è meglio che lavorare la terra o costruire le case. Non per niente Gesù ha detto ai suoi discepoli: ‘Andate e predicate’ e non: ‘Andate a zappare o a costruire case’. Però bisogna fare anche quelle cose lì”.

L’esperienza brasiliana terminò nel 1971: “Ecco che cosa ho imparato in Brasile – scrisse su un foglio che doveva essere come un rendiconto della sua vita missionaria – ho aumentato la mia fede e ho imparato a condividere con i poveri“. I poveri furono sempre nella sua mente e nel suo cuore. Emilio fu inviato a Pordenone, in seguito si aprirono le porte del Messico. Dopo cinque anni, nel 1978, tornò in Italia per le vacanze e i superiori lo fermarono alcuni anni.

Poi fu il turno dell’Ecuador qui Emilio poté vivere integralmente il suo desiderio di povertà estrema perché la miseria era grande.  “…Mi pare che i padri Aldo e Augusto si trattino troppo male, non so se resisteranno. Io cerco di fare del mio meglio per aiutarli”. Colui che non poté resistere in quell’ambiente, fu proprio lui. Appena dopo due anni di quella vita dovette tornare in Italia più morto che vivo: pesava 40 chilogrammi.

Tra il 1992 e il 1993 fu nella casa di Pordenone, poi passò ad Arco come addetto all’accoglienza degli anziani. E qui dobbiamo dire che gli anziani facevano a gara per farsi accudire da lui perché faceva anche i servizi più umili sempre con la battuta allegra, sdrammatizzando, per cui nessuno si sentiva umiliato. E lo faceva con tanto entusiasmo che pareva ci provasse gusto. Fare l’obbedienza… Emilio è stato un uomo obbediente; lo ha riconosciuto pubblicamente il padre provinciale: “Emilio ha sempre obbedito perché era uomo di fede, di quella fede semplice e senza incrinature, assorbita dalla sua mamma“. Morì ad Arco, Trento, il 12 maggio 2000, all’età di 72 anni.


 File0001P. Dino (comboniano) Cittadella 03-03-1933; Studi: Liceo Classico “Pigafetta” (Vi)

Si fa missionario nel 1952; Noviziato a Gozzano: 1952-54; Preparazione al sacerdozio a Venegono: 1954-58; Professione: 1957

Prima Messa: 31-05-1958 (Ordinazione sacerdotale: Milano. Cardinale Montini)

Londra: 1958-60, studio inglese; LIBANO: 1961, studio arabo; SUDAN: 1961-1974 Khartum (Comboni College) El Obeid El Fasher En Nahud

In KENYA dal 1976


File0007Sr. Flora Teresa Comboniana (Pie Madri della Nigrizia)

n, Cittadella 28-11-1925

Si fa missionaria nel 1947; Professione a Londra 1950

Sud Sudan: 1951-1964 (Insegnante-senza mai tornare a casa) Espulsa dal Sudan: 1964

Ospedale Italiano di Londra (infermiera): 1965-1967

REPUBBLICA CENTRAFRICANA: 1967-1987 con i rifugiati del Sudan e del Ciad.; 1990-1993 (sempre con i rifugiati); Dal 1993 in Italia