Faldani P. Giancarlo

Pubblicato giorno 7 febbraio 2021 - Missioni, Vocazione

Nato il 5 gennaio 1942 terzo figlio di Ferdinando ed Emilia Zurlo. Ricordo l’infanzia passata in una famiglia patriarcale dove abitavano assieme e divenivano sempre più numerosi col passare degli anni… Ogni sera tutti i famigliari immancabilmente recitavano il rosario e io ricordo che da bambino spesso salivo a cavalluccio sulle spalle del papà inginocchiato a terra durante questa recita.

festa parrocchia PusanQuando avevo circa quattro anni ricordo la partenza dello zio P. Francesco Faldani per la missione della Cina, poi le sue lettere che arrivavano saltuariamente e la nonna che era molto preoccupata quando non arrivarono più a causa della conquista dei comunisti dei luoghi dove lo zio era in missione. Fu naturale quindi verso la fine della scuola elementare esprimere il mio desiderio di diventare sacerdote per andare missionario. Nel frattempo P. Francesco espulso dalla Cina era a Camposampiero promotore delle vocazioni così entrai in quel seminario nel 1953.

Ringraziando il Signore non ebbi grandi difficoltà durante gli studi in seminario e la formazione, iniziai il noviziato nel convento del Santo a Padova proprio nei giorni in cui P. Francesco partiva per la nuova missione in Corea nel 1958, feci la professione temporanea l’anno seguente e quella perpetua il 4 Ottobre 1963 nella Basilica del Santo. L’ordinazione sacerdotale avvenne il 18 Marzo 1967 nel santuario di S. Antonio a Camposampiero per le mani del vescovo Bordignon.

Partii per la Corea nel Febbraio 1969 passando sei mesi negli USA per imparare l’inglese necessario per poi frequentare la scuola di lingua coreana e arrivavo in missione ilGiancarlo1 14 Agosto 1969. I primi due anni di missione furono anni di scuola per imparare la lingua che è molto difficile e complicata dopo di che iniziai il mio lavoro pastorale come assistente in una parrocchia della città di Daegu. La Corea allora era uscita da poco dalla guerra e vi era una grande povertà, i sacerdoti locali allora erano molto pochi e il lavoro pastorale quindi era molto impegnativo.

La situazione politica negli anni settanta era di dittatura e noi stranieri eravamo controllati, anche le stesse prediche che facevamo in chiesa a volte venivano registrate da poliziotti in borghese per vedere se si diceva qualche cosa su libertà o democrazia. Questa situazione di povertà e di insicurezza in un certo senso ci ha pure aiutato nella propagazione del vangelo infatti molte persone in cerca di maggiore pace si presentavano per essere catechizzate e trovare consolazione nella fede.

Dopo cinquanta anni di vita sacerdotale non posso far altro che ringraziare il Signore per quanto mi ha permesso di fare nella sua vigna e per le soddisfazioni che mi ha dato di sperimentare, certamente la mia vita di sacerdote e missionario pur nelle piccole difficoltà incontrate è stata e sarà per me una benedizione del Signore