Busatto Sr. Ildeberta

Pubblicato giorno 6 febbraio 2021 - Missioni, Vocazione

 

IldebertaOggi la mia giornata è tutta spesa qui, a Jilib, sul fiume Giuba; domani dovrò già ripartire per Merka e poi per Mogadiscio. Una sosta breve, ma sufficiente per rendermi conto della drammatica situazione che sta vivendo la popolazione di questa zona somala.

Il fiume da venti giorni è straripato allagando la pianura adiacente per decine e decine di chilometri, sommergendo molti villaggi o isolandoli. Mancavano pochi giorni alla raccolta del granoturco ed ora tutto è sommerso: non si vede neppure una pannocchia, solo qualche pianta affiora qui e là sull’acqua melmosa. Molte capanne sono state spazzate via. Tutto questo è successo sulla sponda sinistra del fiume, mentre alla sua destra tutto è secco per mancanza di pioggia che rende la terra incoltivabile.

Prima di ripartire, ho la consolazione di incontrare molte mamme vittime dell’alluvione: sono venute all’ambulatorio portando i loro bambini denutriti. Hanno attraversato con la canoa le campagne sommerse dall’acqua e camminato tra il fango per prendere quella poca razione di viveri che la Caritas, tramite le missionarie, offre loro. Purtroppo queste calamità naturali, quando incominciano, sembrano susseguirsi a catena: l’allagamento dei campi ha anche reso le strade fangose, impedendo così all’autocarro di portare i nuovi aiuti della Caritas.

Tanta sofferenza di questi poveri innocenti è una moneta preziosa che, nell’ottica della fede, diventa partecipazione alla Croce di Gesù e quindi pegno di salvezza. Se non ci fosse il sostegno della fede, di fronte a tanta sofferenza, si potrebbe cadere vittima del più nero pessimismo ed essere così coinvolti nel morso dello sfacelo… Perché, ci si chiede — alle soglie del terzo millennio dalla venuta di Cristo, quando la sua Parola di amore è predicata da oltre duemila anni —, perché ci sono ancora tante sofferenze dovute a guerre, miseria e ingiustizie sociali?

Non ci resta che alzare le braccia al Padre con Gesù, Vittima sulla Croce del mondo e offrire il dolore della nostra gente, per la redenzione dell’umanità. Sorrette dalla fede, mentre continuiamo a gettare il seme del Vangelo, con le nostre poche forze cerchiamo di venire loro in aiuto.